Tumori cerebrali

Ricordi sempre che:
Ogni giorno ci saranno un medico o un infermiere che risponderanno alle sue domande e a cui potrà descrivere i suoi disturbi. Non si senta in imbarazzo e non pensi che sia un problema per noi rispondere ai suoi dubbi. Anzi, le chiediamo di informarci di ogni cambiamento e/o sintomo che lei avverte, in modo che possiamo dargliene spiegazione e indicarle quali accorgimenti e/o terapie adottare.

I tumori cerebrali sono forme tumorali che colpiscono il sistema nervoso centrale, quindi l’insieme di encefalo, midollo allungato e cervelletto. Si distinguono in: .tumori primitivi che si sviluppano direttamente nel tessuto nervoso centrale .tumori secondari, o metastasi, che prendono origine da tumori che crescono in altri organi (ad esempio il polmone o la mammella) e che poi si diffondono al tessuto nervoso. I tumori primari del sistema nervoso centrale comprendono un variegato insieme di entità patologiche ciascuna con una sua distinta storia naturale.

Possiamo distinguere tumori gliali (gliomi/ astrocitomi)che originano dalle cellule gliali (che hanno funzioni di supporto e nutrizione dei neuroni) e che costituiscono da soli quasi il 40% di tutti i tumori e tumori non gliali:
Medulloblastoma tipico della fossa cranica posteriore, e Meningioma tumori che prendono origine dall'aracnoide, una delle tre meningi (quella intermedia) che avvolgono il sistema nervoso centrale (cervello e il midollo spinale
Linfomi primitivi del SNC
Tumori dell’ipofisi per lo più benigni, che si sviluppano nella ghiandola pituitaria e possono disturbarne il funzionamento.

Sono molto variabili e dipendono prevalentemente dalla sede colpita e da dimensioni ed aggressività della malattia. Quando il tumore coinvolge una determinata area del cervello, che governa una funzione specifica, sarà tale funzione a risultare alterata. La sintomatologia è causata da effetto massa o da infiltrazione del parenchima cerebrale e distruzione tissutale.

I sintomi più comuni sono
  • - mal di testa: è il sintomo più comune legato all'effetto massa e colpisce circa il 35% dei pazienti
  • - crisi epilettiche: si verificano in circa un terzo dei pazienti di glioma, specialmente nei casi di tumori di basso grado
  • - problemi alla vista: offuscamento, sdoppiamento della visione o perdita della visione periferica
  • - nausea e vomito
  • - perdite di memoria
  • - confusione mentale, disorientamento spazio-temporale
  • - disturbi del movimento
  • - disturbi della sensibilità
  • - disturbi nella comprensione del linguaggio scritto o parlato
  • - disturbi dell’equilibrio
  • - difficoltà nell’articolazione del linguaggio
  • - allucinazioni sensoriali
  • - cambiamenti nel comportamento e personalità instabile
  • - problemi (improvvisi) di udito
  • - incontinenza sfinterica

Non ci sono ancora studi scientifici in grado di stabilire con certezza le cause dell’insorgenza delle neoplasie cerebrali.
.L’esposizione a radiazioni ionizzanti è il più noto fattore di rischio ambientale per lo sviluppo di gliomi.
.l’esposizione a determinate sostanze cancerogene come cloruro di vinile, pesticidi e fertilizzanti.
.il calo delle difese immunitarie che si osserva nei pazienti malati di AIDS è un fattore di rischio per l’insorgenza di linfomi primitivi del SNC.
Il ruolo della predisposizione genetica è considerato significativo in alcune rare sindromi ereditarie determinate dall’inattivazione di geni oncosoppressori.

Se la malattia determina la comparsa di sintomi evidenti, solitamente l’iter diagnostico comincia dal medico di medicina generale, che decide se richiedere una visita specialistica neurologica o direttamente programma degli accertamenti strumentali.
Se l’esame obiettivo neurologico rafforza il sospetto di malattia tumorale cerebrale si procede gli esami strumentali: tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica nucleare (RMN). La RMN presenta una maggiore sensibilità rispetto alla TC nell'identificazione delle lesioni; tuttavia non può essere effettuata in pazienti portatori di pacemaker, di protesi incompatibili con il campo magnetico, di clips metalliche. L'uso del mezzo di contrasto, iodato in caso di TC, paramagnetico in caso di RM (gadolinio), permette l'acquisizione di informazioni sulla vascolarizzazione e sull'integrità della barriera emato-encefalica, una migliore definizione del nodulo tumorale rispetto all'edema circostante e consente di avanzare ipotesi sul grado di malignità. La TC rimane la metodica di elezione nella rivelazione di calcificazioni interne alle lesioni o di erosioni ossee della teca o della base cranica.
La diagnosi di certezza si ottiene solo tramite l’esame isto-patologico di un campione di tessuto, ottenuto tramite una biopsia stereotassica (il prelievo di un piccolo campione di tessuto sotto guida TC o RMN) o direttamente con l’atto chirurgico di rimozione della massa. Solo attraverso un’indagine patologica sul tessuto tumorale si può arrivare alla caratterizzazione dei diversi oncotipi e ad una corretta pianificazione delle strategie di cura.

La scelta del trattamento più adatto dipende da diversi fattori: dalla sede di malattia, dall’estensione, dalla natura del tumore (maligno o benigno; primitivo o secondario), e dalle condizioni cliniche del paziente. Per i tumori cerebrali chirurgia, radioterapia e chemioterapia possono essere utilizzate separatamente o in combinazione fra loro.
L’elaborazione del piano terapeutico deriva sempre dalla discussione multidisciplinare dei casi dove i diversi specialisti coinvolti nella gestione dei malati affetti da tumore cerebrale che si confrontano e definiscono il programma di trattamento più adatto per ciascun paziente.

La chirurgia è uno dei capisaldi del trattamento dei tumori cerebrali di qualunque tipo, ma non è sempre possibile, in quanto dipende dalla sede/localizzazione della lesione e dai rapporti di quest’ultima con le strutture funzionali circostanti. L’obiettivo della chirurgia è quello di asportare il maggior volume possibile di malattia, con lo scopo di definire la diagnosi istologica e migliorare la qualità di vita del paziente. I benefici di un approccio chirurgico “radicale” (che preveda l’asportazione completa del tumore) sono molteplici: oltre a produrre un sensibile miglioramento dei sintomi (dovuti all’ aumentata pressione endocranica e alla compressione delle strutture encefaliche), aumenta l’ossigenazione del tessuto tumorale residuo, migliorando l’eventuale risposta alla radioterapia ed alla chemioterapia.

La chemioterapia consiste nella somministrazione di farmaci che hanno la capacità di inibire la crescita e la divisione cellulare delle cellule tumorali, causandone la morte. Tali farmaci, che per essere attivi a livello encefalico devono essere in grado di penetrare attraverso la barriera ematoencefalica, possono essere somministrati per via orale o per via endovenosa, da soli (monoterapia) , in combinazione ad altri farmaci (polichemioterapia) , farmaci immunoterapici e ad altre tecniche di trattamento (RT).

La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ionizzanti in grado di distruggere le cellule tumorali danneggiandone il DNA, cercando di preservare, al tempo stesso, le cellule normali.
Nel nostro centro è disponibile la radioterapia conformazionale RapidArc VMAT, una tecnica che oltre ad utilizzare un acceleratore lineare impiega un collimatore multi-lamellare (HD-MLC), in grado di concentrare in maniera più efficace il fascio di radiazioni e ridurre l’esposizione dei tessuti sani circostanti, minimizzando gli effetti collaterali. In particolare le strutture critiche che devono essere risparmiate sono i nervi ottici, il chiasma ottico e il midollo allungato.
In alcuni casi, si può anche ricorrere alla radioterapia stereotassica o radiochirurgia (SRS/FSRT), che permette di indirizzare dosi di radiazioni molto alte in una singola frazione in una o poche sedute (solitamente in 2 – 3) direttamente sul “bersaglio” (la massa tumorale o il suo residuo dopo l’asportazione).
La radioterapia viene spesso eseguita dopo l’intervento chirurgico, con lo scopo di colpire il residuo neoplastico, all’interno di un area ristretta che viene identificata dal computer grazie alle informazioni ottenute attraverso la RMN (ed, eventualmente, la PET), permettendo così di risparmiare quasi totalmente i tessuti sani circostanti.

Il medico radioterapista le ha spiegato qual è la sua malattia e perché è utile che lei si sottoponga ad un ciclo di radioterapia, cioè ad una serie di sedute di radioterapia.
Per preparare il ciclo di radioterapia le è stato dato un appuntamento per una TC di centratura.
.La TC di centratura viene fatta mediante l’applicazione di una maschera termoplastica che viene apposta sul volto e con cui verrà preparato il piano di cura personalizzato. In alcuni casi è usato un liquido di contrasto che viene iniettato in una vena. Quando viene usato il liquido di contrasto, è necessario rimanere a digiuno prima della TC di centratura. La TC di centratura non è un esame diagnostico, quindi non le sarà consegnato alcun referto. È importante che la posizione sia sempre uguale ogni volta, perché la terapia sarà più precisa. La sua collaborazione è comunque molto importante, per cui dovrà rimanere ferma e il più rilassata possibile fino a quando non le verrà detto che può muoversi. .Dopo la TC di centratura lei potrà andare a casa. La chiameremo telefonicamente per comunicarle quando inizierà il suo ciclo di radioterapia.
.Nel frattempo il medico radioterapista e il fisico medico prepareranno il piano di cura migliore per lei.
Attenzione: se lei è portatrice di pacemaker o defibrillatore, e se non l’ha ancora fatto, è importante che informi il medico radioterapista. In alcuni casi, infatti, è necessario programmare controlli cardiologici da fare prima e durante la terapia.

Non è possibile dare una risposta uguale a tutti i pazienti. L’inizio del trattamento dipende dal tipo di malattia, dal suo programma terapeutico (ad esempio se è stata operata o se deve fare della chemioterapia prima della radioterapia) e dal tipo di radioterapia di cui avrà bisogno. Il medico radioterapista si assicurerà comunque che il tempo di attesa non sia tale da compromettere la buona riuscita della sua terapia.

Un ciclo di radioterapia è costituito da una serie di sedute giornaliere consecutive (dal lunedì al venerdì, festività escluse). In genere dalle 23 alle 30 sedute, quindi la durata complessiva di un ciclo di radioterapia varia dalle 4 settimane e mezzo alle 6 settimane.
Alcune volte la terapia può essere molto più breve e completarsi in pochi giorni. La scelta del numero delle sedute è fatta dal medico radioterapista in base al tipo di malattia e allo scopo del trattamento.
La radioterapia è generalmente un trattamento ambulatoriale. Il primo giorno di terapia le sarà consegnato un promemoria dettagliato con le date e gli orari della terapia. Sul promemoria troverà indicato il numero di telefono a cui lei ci potrà contattare per chiedere informazioni o per comunicare eventuali imprevisti. Quando verrà per fare la terapia, lei dovrà attendere nella sala d’aspetto che le indicheremo alla prima seduta.

Ogni seduta dura pochi minuti. Complessivamente, però, lei potrebbe rimanere sul lettino di trattamento fino a 20-30 minuti, a causa dei controlli che si fanno per garantire la precisione del trattamento.

Il tecnico di radioterapia la chiamerà per nome e la inviterà ad accomodarsi nello spogliatoio che si trova all’interno della sala di trattamento (bunker).
Il tecnico la accompagnerà nel bunker e la aiuterà a sistemarsi sul lettino nella posizione stabilita. Dopo aver fatto i controlli necessari, il tecnico darà inizio al trattamento. Durante la terapia lei sarà solo dentro alla sala ma il tecnico potrà vederla grazie alle telecamere, potrà sentire se lei chiamerà e le potrà parlare. In ogni caso lei non deve assolutamente muoversi fino a che non le sarà consentito di farlo.
Alla fine della seduta il tecnico la farà scendere dal lettino. A questo punto potrà tornare nello spogliatoio, rimettere i suoi vestiti e andare a casa.

No, lei non sentirà dolore durante la seduta di radioterapia. Sarà come fare una radiografia.

No, le radiazioni che utilizziamo non la renderanno radioattiva. Lei potrà stare a contatto con chiunque, anche donne incinte e bambini.

No, le radiazioni che utilizziamo non la renderanno radioattiva. Lei potrà stare a contatto con chiunque, anche donne incinte e bambini.

Riguardo alla sua vita quotidiana e lavorativa non ci sono particolari regole da rispettare. Se non sente particolari fastidi lei può regolarsi come preferisce. In ogni caso può chiedere consiglio al medico radioterapista o agli infermieri.

Alla fine del ciclo di radioterapia il medico radioterapista la visiterà per valutare quali sono stati gli effetti del trattamento. Quindi le consegnerà una relazione (lettera di dimissione) indirizzata al suo Medico Curante e al suo Oncologo di riferimento. Nella lettera di dimissione è riassunto tutto il suo percorso di radioterapia. Solo nel caso in cui sia necessario che lei prenda dei farmaci, il medico radioterapista scriverà nella lettera di dimissione quali sono questi farmaci, quanti ne dovrà prendere, quando e per quanto tempo li dovrà prendere.
Dopo che il ciclo di radioterapia si sarà concluso, è importante che lei si sottoponga per alcuni anni a periodiche visite di controllo (follow-up) che saranno effettuate in Radioterapia dal insieme al medico radioterapista. La data della prima di queste visite sarà scritta sulla lettera di dimissione. Ad ogni visita le sarà fissato l’appuntamento per quella successiva ed eventualmente le sarà indicato quali esami dovrà fare.